Primavere arabe: breve storia e definizione
Con la definizione di primavere arabe si definiscono le agitazione e le rivolte scoppiate a partire dal 2010 in alcuni paesi di lingua araba, come Siria, Libia, Egitto, Tunisia e molti altri, dal Medio Oriente fino al Nord Africa. Si tratta di un fenomeno complesso e delicato per comprendere gli assetti storico-politici del mondo attuale. In questo articolo tracceremo delle linee guida per capire il fenomeno e la sua rilevanza a livello internazionale.
Le origini delle primavere arabe
Uno dei primi fatti a scatenare le rivolte furono le proteste succedute al plateale gesto del tunisino Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco nel dicembre 2017 per lanciare un messaggio contro i maltrattamenti perpetrati dalle forze di polizia. Da lì prese il via la famosa Rivoluzione dei Gelsomini. La primavera araba tunisina portò alle dimissioni del capo di Stato Ben Ali. Ma ormai anche negli altri paesi il vento della rivolta aveva innalzato gli animi della protesta, in tutto l’arco del 2011 furono altri tre i capi di stato a cadere:
- Hosni Mubarak in Egitto
- Ali Abdullah Saleh in Yemen
- Mu’ammar Gheddafi in Libia
Quest’ultimo tentò la fuga dalla capitale Tripoli verso Sirte, ma venne catturato dai ribelli e ucciso il 20 ottobre 2011.
Tutti questi capi di Stato dovettero abbandonare il potere dopo decenni di egemonia. L’instabilità e la pressante richiesta della popolazione di una nuova epoca di libertà non poteva più reggere il vecchio ordine delle cose.
Le cause delle proteste
Nonostante la definizione di crisi “arabe” in realtà le proteste non si limitarono solo ai paesi arabi. Anche l’Iran, ad esempio, aveva già manifestato qualche accenno di precarietà durante le proteste che seguirono le elezioni del 2009.
Le crisi dei paesi arabi hanno portato le tradizioni del mondo arabo in posizione di potere. Eppure in alcuni casi i movimenti sono stati sfruttati da gruppi estremisti di matrice islamica, che hanno approfittato del crescente caos per stabilire il proprio potere in alcuni paesi, stabilendo leggi lesive della libertà tanto richiesta.
Una sorta di anticipazione di quello che sarebbe accaduto nei paesi protagonisti delle primavere.
Quelle che da alcuni vengono definite come rivoluzioni sono state scatenate da alcuni importanti fattori:
- La rivendicazione di maggiori libertà individuali
- La protesta contro la violazione dei diritti umani
- La richiesta di attenzione per le condizioni di povertà
- La corruzione
- Costo della vita e prezzo dei generi alimentari
Quest’ultimo fattore ci consente di sottolineare come le cause non siano ovviamente sono di natura politica interna, ma semmai anche dettate da ragioni macroeconomiche. Se da una parte la popolazione era oppressa da regimi fortemente autoritari, dall’altra la fame che colpiva fasce sempre più ampie era dovuta a fattori geografici e climatici, come la siccità in Russia e Kazakistan, le inondazioni in Europa, Canada e altre problematiche legate all’approvvigionamento di cibo.
I paesi del Maghreb, ad esempio, furono costretti a importare il cibo con prezzi molto alti e poco adatti al largo consumo. D’altronde in quegli anni il costo dei generi commestibili subì un rialzo in quasi tutto il mondo, con picchi che toccarono il 17% in India.
Le proteste in Tunisia
Il già citato gesto di Bouazizi, che si diede fuoco per protesta, fu l’evento scatenante della crisi in Tunisia. Da lì in poi tutto il paese fu travolto da movimenti di protesta, che videro coinvolti studenti e disoccupati insieme. Le manifestazioni e le rivolte proseguirono nonostante i tentativi di repressione da parte della polizia e un tentativo di rimpasto del governo a fine 2011.
In questo clima incerto il capo di stato tunisino dichiarò in diretta televisiva che si sarebbe impegnato a lasciare il paese nel 2014, insieme ad altre promesse, come l’apertura verso una stampa libera e non censurata. Il discorso non servì ad addolcire gli animi esasperati e quella sera stessa venne dichiarato lo stato d’emergenza e il coprifuoco in tutta la Tunisia. Nelle ore successive tutto avvenne con estrema rapidità, Ben Ali diede le dimissioni e al suo posto venne insediato il primo ministro Ghannushi. Ma già poche settimane dopo, nel mese di febbraio, la popolazione scese nuovamente a manifestare per protestare contro il governo provvisorio.
Le rivolte in Egitto
Le rivoluzioni storiche arabe degli ultimi anni hanno toccato in particolar modo l’Egitto. A partire dal mese di gennaio 2011 molti cruenti scontri si susseguirono in pieno centro del Cairo. La rabbia espose tra la popolazione e le forze di opposizione, a causa di un’esasperante situazione di mancanza di posti di lavoro e di misure restrittive della libertà personale.
Il presidente Mubarak liquida in quei giorni in governo e nomina un suo vice. La primavera araba in Egitto ha ormai preso il via e diventa inarrestabile, fino a condurre il presidente a dimettersi su richiesta di milioni di persone in rivolta. L’Egitto in piena crisi passa in mano alla giunta militare in attesa di nuove elezioni presidenziali. Questi sono solo i primi passi della rivoluzione egiziana del 2011, una delle tante che che hanno incendiato quella parte di mondo nell’ultimo decennio.
Il caso della Libia
L’arresto di un attivista per i diritti umani innesca alcuni scontri nella città di Bengasi, nel febbraio 2011. I conflitti da quel momento si susseguono numerosi e rapidi, con morti e feriti. La popolazione si ribella al potere di Gheddafi, che siede al governo da più di quarant’anni.
Le forze di polizia cercano di soffocare le rivolte con ogni mezzo, non è raro sentir parlare di esecuzioni. La repressione è fortissima e violenta, soprattutto nella città di Bengasi, da sempre simbolo della lotta contro il dittatore. Sono nell’arco di pochi giorni nella metà di febbraio vengono contati 300 morti, manifestanti contro i quali la polizia si scaglia con ogni arma in suo possesso, dai razzi agli anticarro.
Da Bengasi la rivoluzione libica sbarca in maniera massiccia anche a Tripoli, dove per sedare i manifestanti vengono impiegate anche le forze dell’aviazione. Sul finire di febbraio la situazione precipita, l’Onu si dichiara distante dal leader Ghedaffi, lo stesso vice-ambasciatore libico Dabbashi afferma che il Colonnello è colpevole di genocidio e di crimini contro l’umanità.
Le forze ribelli catturano Gheddafi e lo uccidono il 20 ottobre 2011.
Le crisi arabe: un fenomeno complesso
Come spesso avviene nel corso della storia, gli eventi si succedono con rapidità inaudita. Quello che è accaduta nei mesi delle primavere arabe ha cambiato l’assetto dei paesi coinvolti e non solo, di tutto il mondo. Ci sono dei fattori che sembrano accomunare queste rivolte degli inizi:
- Una ribellione improvvisa e spontanea
- L’alto coinvolgimento dei giovani
- La dimensione di piazza
- Una forte parte non violenta all’interno dei movimenti
Questo vale per i primi mesi, ma subito dopo già le forze in campo si trasformano e così anche i connotati e le modalità delle rivoluzioni arabe del 2010-2011.
Nei mesi e negli anni successivi quello che poteva a primo impatto sembrare un movimento coeso e simile si differenzia in modo intenso nei vari paesi, che assumono peculiarità e tratti propri, con evoluzioni che non possono essere trattare in maniera esauriente in questa sede.
La rivoluzione popolare contro le dittature nei paesi arabi è storia recente, materia da approfondire in scienze politiche, in molti corsi di studi in cui si formano persone competenti e preparate sulle dinamiche politiche e il loro evolversi. Le conseguenze di quanto avvenuto si stanno ancora dispiegando. Ne si può avere un assaggio informandosi quotidianamente sull’evoluzione dei conflitti e sulle questioni politiche ed economiche che il mondo arabo sta attraversando. Questioni che hanno purtroppo a che fare anche con la guerra, uno degli errori più grandi commessi dall’essere umano, dal quale non ha ancora imparato.